I misteri orfici
L'Orfismo è considerato uno dei fenomeni religiosi misterici più importanti della Grecia antica del VI secolo a.C. L'Orfismo dimostra stretti collegamenti con radici antichissime, che ne collegano la dottrina a fonti egizie e mesopotamiche. Orfismo deriva del nome di Orfeo, il mitico cantore greco che, secondo la tradizione, avrebbe fondato il movimento. Si tratta di un orientamento religioso della civiltà greca, di origini antiche proseguito sino all’età ellenistica. A un complesso mito cosmogonico (dove il processo di generazione degli dei e degli uomini è lacerato da conflitti che fanno risalire alle origini del mondo un male radicale) corrisponde un ideale etico che implica una concezione dualistica e impone uno sforzo (accompagnato da pratiche ascetiche e rituali) di liberazione dell’anima dal corpo (inteso come carcere), anche attraverso un processo di metempsicosi, sino a un’immortalità che partecipa della divinità (nell’orfismo si afferma una concezione dell’al di là dove sono distinte una sfera di premi e una di punizioni). L’itinerario nell’oltretomba è spesso indicato, unito a preghiere propiziatorie, nelle laminette che venivano poste con il cadavere (parzialmente cremato) nelle tombe dai seguaci dell’orfismo (laminette orfiche).
Secondo Orfeo e gli orfici, l'anima, per punizione di un crimine primordiale, viene rinchiusa nel corpo come in una tomba. La morte costituisce il principio della vera vita: l'anima si incarna una seconda volta, e poi si reincarna sempre di nuovo, condannata a trasmigrare fino alla liberazione definitiva. Gli orfici favoriscono questa liberazione, astenendosi dai sacrifici cruenti, obbligatori nel culto ufficiale, e rifiutando il sistema religioso greco, inaugurato dal primo sacrificio sanguinoso di Prometeo. Così, ritornando alle abitudini vegetariane, espiano la colpa ancestrale e sperano di recuperare la beatitudine originaria, quando tutto il mondo viveva in una condizione orfica.
​
​
​
​
​
​
​
​
​
​
​
​
​
​
Caratteristiche del culto
​
Essenziale per l'orfismo è la concezione del corpo e della sua necessità di trasmigrare finché non raggiunge la perfezione secondo le regole di vita rese comprensibili dal culto orfico. L'anima, che risiedeva nei cieli, compie un peccato e cade dal regno dei cieli sulla terra reincarnandosi in un corpo, che utilizza per espiare la propria colpa. Con la morte, l'anima (il daimon dei greci) trasmigra e si ricompone, non sulla base di un principio individuale ma su una nuova aggregazione per qualità magnetiche, in un altro corpo che può anche non essere quello di una persona (questo dipendeva anche dal comportamento che il daimon aveva tenuto nella vita precedente). L'Orfismo addolcisce gli aspetti più cruenti del culto di Dioniso e sostituisce le danze orgiastiche, il vino e la carne, con offerte vegetali e d'incenso, accompagnate da danze e canti liturgici. Di questi canti sono presenti attestazioni ritrovate in lamine di rame, a scopo cerimoniale, largamente diffuse nell'Italia meridionale, la Magna Grecia.
Nei misteri orfici è importante il tema del viaggio attraverso gli inferi: essi devono infatti il loro nome al mitico cantore tracio Orfeo protagonista del tentativo, fallito, di riportare tra i vivi la moglie Euridice, morta in seguito al morso di un serpente. Partendo probabilmente dai miti eleusini, gli orfici sviluppano una teoria del divino assai complessa ed articolata nel contesto della quale si apre per gli uomini la possibilità di una rinascita dopo la morte. Poiché tale rinascita non può avvenire solamente con le conoscenze apprese dopo l’iniziazione con le pratiche rituali, ma implica l’osservanza di precise norme etiche, gli orfici erano soliti riunirsi in comunità impegnate nella realizzazione di un determinato stile di vita indispensabile per il conseguimento della salvezza dopo la morte. Essenziale per l’Orfismo è la concezione del corpo e della necessità dell’anima di trasmigrare finché non raggiunge la perfezione: gli adepti attraverso specifici riti purificavano la loro anima cercando così di sottrarla al ciclo delle rinascite, cioè alla metempsicosi. In questa prospettiva il corpo è visto come una prigione dalla quale l’anima deve liberarsi e si sottolinea quindi lo scarto tra la concezione del corpo orfica e quella, invece, della tradizione omerica, secondo la quale il corpo era il mezzo attraverso cui massimamente si manifestava la virtù dell’eroe. Per tracciare una geografia dell’Orfismo accorrono in aiuto le testimonianze archeologiche - costituite per la maggior parte tavolette orfiche - disseminate su un territorio abbastanza vasto che da Roma, toccando la Magna Grecia, la Tessaglia e persino la Grecia, giunge fino a Creta e copre un arco temporale altrettanto ampio, dal VI al II sec a.C.
Per riassumere, quindi, le idee basilari dell'Orfismo furono:
1) in ogni individuo esiste un principio eterno, un'anima, preesistente alla nascita e sopravvivente alla morte. L'Orfismo fece propria la teoria già diffusa in Oriente (ancora oggi professata dall'Induismo e dal Buddismo) della reincarnazione o metempsicosi, secondo cui alla morte di un individuo la sua anima passa ad un corpo all'altro;
2) l'uomo è definito dal dualismo fra anima e corpo, principi in irresolubile contrasto. La salvezza dello spirito implica la repressione e la purificazione del corpo;
3) all'anima, dopo la morte, è riservato un giudizio: alternativamente un castigo (una nuova reincarnazione) o un premio, la liberazione definitiva dal ciclo delle incarnazioni per tornare ad essere puro spirito. In sostanza l'Orfismo prometteva ai fedeli di liberare quanto di divino, di celeste e di buono è già in loro, per ritornare ad essere dei (quali tutti fummo in origine).


Per sapere di più sulla teogonia orfica, vi allego il prezi.